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  • Immagine del redattoreMonica

Tika e Ghirlande - Nepal Novembre 2007



Il filo rosso oggi mi riporta a novembre 2007 e al viaggio in Nepal fatto sempre con Lisa, questa volta da sole. Al nostro arrivo siamo state accolte da Stefania e Marco, i due volontari espatriati, e da Tulasa e Shyam, due componenti dello staff locale.

Era la mia prima volta in Oriente, se si esclude il viaggio in Mongolia, che però, avendo gravitato per lungo tempo nell'orbita Sovietica e avendo accolto l'alfabeto cirillico per la scrittura, più semplice di quella mongola antica, che si scrive dall'alto verso il basso e da destra verso sinistra, risulta meno simile all'Oriente dell'immaginario comune.

Qui invece tutto era diverso, già il viaggio con Qatar Airways e lo scalo fatto appunto in Qatar, mi proiettava in un mondo nuovo. Una volta in Nepal i colori, gli odori e i sapori erano decisamente orientali. Era da poco finito il Tihar - la festa delle luci - una delle maggiori feste nepalesi e quindi anche a noi venne applicata la Tika (o tilak), cioè un segno rosso di varia forma, sulla fronte e ci furono regalate e messe al collo ghirlande di fiori arancioni e ci abituammo presto a salutare congiungendo le mani, facendo un leggero inchino e pronunciando la parola "Namastè", che è splendida, perché significa nella sua accezione più completa: "saluto (mi inchino a) le qualità divine che sono in te". È strano pensare che oggi, a causa della pandemia da Covid-19 e della distanza di sicurezza imposta, si usi molto spesso questo saluto, senza essere consapevoli del profondo significato; se lo fossimo infatti, saremmo tutti più compassionevoli e comprensivi gli uni verso gli altri e ci rispetteremmo maggiormente, pur nelle nostre diversità e individualità.

Il compito che ci spettava in questa missione era piuttosto delicato, avremmo dovuto verificare tutti i casi dei bambini già abbinati ad alcune coppie.

Facemmo un lavoro accurato, che comportava responsabilità e tensione, sempre confrontandoci tra di noi, la sede e le istituzioni.

Tornammo a casa soddisfatte e felici di aver potuto conoscere un popolo dalle mille sfaccettature: quasi 100 etnie diverse, con le relative lingue, dove la divisione in classi ancora esiste nella prassi, anche se abolita sulla carta, l'induismo è la religione maggiore, segue il buddismo e tante altre religioni. Il cibo e le tradizioni variano a seconda del territorio, che sebbene poco esteso, va dagli 8000 metri delle cime dell'Himalaya, alla zona subtropicale del Terai, con gli elefanti e le tigri. Il turismo di montagna arricchisce il paese, ma al tempo stesso lo sfrutta e la maggioranza della popolazione vive in estrema povertà, difficile inoltre è la situazione ambientale.

Anche in questo paese ci sono stati notevoli cambiamenti e per quanto riguarda l'adozione non è ancora stato raggiunto un sufficiente standard di sicurezza, malgrado i nuovi impianti legislativi, quindi ad oggi le adozioni internazionali sono sospese.


Shyam ci ha regalato un CD con un famoso mantra buddhista che sentivamo spesso: OM Mani Padme Hum.

Il suo significato letterale è "O Gioiello del Loto!" ma è fortemente simbolico al di là della sua traduzione letterale e viene raccomandato in tutte le situazioni di pericolo o di sofferenza, viene definito anche il mantra della compassione e della misericordia.


È molto bello, rasserenante e talora ipnotico, io l'ho ascoltato spesso mentre andavo in ufficio in macchina e lo conoscono anche i miei figli, vi consiglio di ascoltarlo. https://youtu.be/Vtqx_7gnSLU



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