Il filo rosso dei ricordi mi riporta a maggio 2010, quando partecipai ad un convegno realizzato dall'ICBF - Istituto Colombiano per il Benessere Familiare - e anche autorità centrale per l'adozione. Nei primi anni di lavoro in Ai.Bi. avevo notato che erano davvero poche le coppie e le famiglie disponibili ad adottare bambini grandicelli, diciamo dagli 8 anni in su, ma le cose cambiavano decisamente quando l'adozione riguardava bambini già conosciuti attraverso i cosiddetti percorsi di risanamento, cioè quei bambini che venivano in Italia dall'est Europa, soprattutto Ucraina, Bielorussia, ma anche Russia e da qualche paese balcanico, per trascorrere un periodo in famiglie italiane. Di solito si trattava di un mese estivo e talvolta anche delle vacanze invernali, per recuperare la salute fisica minata dalle radiazioni sprigionatesi dopo l'incidente nucleare di Chernobyl del 1986.
In questi casi le famiglie erano disponibili ad adottare anche ragazzini di 14 anni, perché?
La risposta è abbastanza semplice: un bambino o ragazzino di 11,12 o anche 13 e 14 anni non era più un'entità astratta che portava con se solo le incognite e i problemi della pre adolescenza e una storia pregressa sconosciuta, ma si incarnava in una persona reale. Diventava Boris, Mikhail, Anastasia o Ludmilla, aveva un volto, gli occhi di un certo colore, un sorriso timido o spavaldo, entrava in una relazione e faceva cadere tutte le barriere. Perciò non era un problema neppure se non sentiva bene da un orecchio, o se, pur avendo 12 anni, ancora frequentava la 5 elementare o anche se aveva una gamba più corta dell'altra e ciò gli impediva qualche movimento. Anzi, paradossalmente queste debolezze esaltavano il suo bisogno di cura e protezione, in una parola il suo bisogno di famiglia. All'epoca, come oggi, il settore adozione era separato da quello dell'accoglienza dei minori stranieri attraverso le vacanze terapeutiche, ad un certo punto era pure intervenuta una legge in proposito, ma io ricordo perfettamente di aver proposto al Presidente nel 2001, cioè esattamente 20 anni fa, di fare qualcosa per valorizzare questo tipo di adozioni. Da allora percorremmo molte strade, facemmo vari tentativi, ma purtroppo la verità è che siamo qui a parlarne ancora oggi.
Nel 2010 fu grande il mio stupore e la mia gioia quando all'interno del convegno fu fatta la proposta delle adozioni di bambini grandi attraverso le vacanze. L'ICBF aveva strutturato e codificato un programma che andava esattamente in quella direzione e prendeva origine da alcune esperienze già fatte con successo negli Stati Uniti: il titolo del progetto presentato come esempio era meraviglioso: "Magia en grande", cioè la grande magia, giocando sulla parola grande, riferita anche all'età dei bambini.
Tornai da quel viaggio entusiasta, ma anche in questo caso per ora devo registrare un fallimento: le istituzioni non credettero mai abbastanza a questo progetto e anche tra gli addetti ai lavori ce n'erano molti ostili, alcuni tuttora lo sono, e così i bambini più grandi si vedono preclusa una possibilità.
Intendiamoci il programma è complesso e va curato e gestito con attenzione da tutti gli attori coinvolti, ma è realizzabile, questo è ciò che conta, basta solo volerlo per permettere che la magia accada.
Dalla Colombia, che è stato il primo e anche l'unico paese sudamericano che ho visitato, nonché l'ultimo viaggio all'estero che ho fatto per Ai.Bi., porto con me ricordi di colori, musica e sapori di festa: dalle empanadas mangiate in piazza con Eduardo, ascoltando i comizi elettorali, ai buonissimi succhi fatti di frutta fresca sconosciuta, preparati da Andrea. Dalle collane di semi colorati, agli strumenti musicali popolari di legno comprati per i miei figli in compagnia di Natalia. Dalla cumbia colombiana, alla parlata cantilenante con quella cadenza così musicale. Dai sorrisi dei bambini e dei ragazzini incontrati, che si irradiavano dalle labbra ai loro occhi, alla dedizione delle famiglie affidatarie che in Colombia costituiscono una estesa rete di accoglienza. L'incontro con due coppie adottive e i loro bambini, che erano sul paese seguite da Olga la nostra rappresentante dell'epoca, mi hanno fatto toccare con mano la magia dell'adozione. Quella settimana vissuta intensamente, mi ha lasciato dentro il desiderio di conoscere meglio tutto il Sudamerica, chissà quando e se ripartirò in quella direzione.
PS non riesco a ritrovare le foto di quel viaggio, salvate in un HD disperso, forse devo davvero tornare laggiù!
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