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A proposito del blog

25 anni al servizio dei bambini

Ho deciso di fare un cammino per celebrare il mio anniversario lavorativo, visto che celebrare significa anche ricordare, ripercorrere ciò che è stato. Inoltre la lentezza del cammino, l'essere impegnato a camminare senza altre distrazioni, mettere un piede avanti all'altro, talvolta con fatica, consente di pensare e riflettere sulla strada compiuta finora, con lo sguardo in avanti verso quella ancora da fare e permette di dare un senso alle cose.

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PUNTI - Connecting the dots

Esattamente 10 anni fa moriva Steve Jobs e aveva 56 anni, la mia stessa età di ora. Nel 2005 davanti agli
studenti dell’Università di Stanford, all’apertura dell’anno accademico, pronunciò un memorabile discorso
e quando lo sentii mi colpì soprattutto questa frase. “Certamente era impossibile ‘unire i punti’ guardando
avanti, quando ero in college, ma tutto diventò molto chiaro guardando indietro dieci anni più tardi. Vi ripeto, non
potete unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardando indietro: dovete quindi avere fiducia che i
puntini si uniranno in qualche modo nel vostro futuro.”
Ecco, ora sono in grado di unire un bel numero di punti e il cammino che ho deciso di intraprendere mi
aiuterà a capire meglio il disegno che si sta formando, anche grazie ai puntini disseminati in questi ultimi
25 anni di lavoro per e con i bambini.

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FILI - Fil Rouge

Fil Rouge significa letteralmente “filo rosso” e viene solitamente inteso col significato di “filo conduttore”. Il termine è utilizzato in diversi ambiti. Goethe lo usa nel suo romanzo “Le affinità elettive”, in questo caso l’origine era marinaresca: per districare le gomene di una nave si seguiva un filo rosso che rendeva possibile separare l'una dall'altra le corde aggrovigliate.

Riprendendo lo stesso concetto, Freud lo utilizzò poi per definire l’inconscio. Nel mondo adozioni invece, il termine trae origine da un’antica leggenda cinese, la quale racconta che tutti noi nasciamo con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo viene chiamato il filo rosso del destino. Esso ci lega alla persona a cui si è destinati, alla nostra metà, alla nostra anima gemella. Le anime prima o poi sono, quindi, destinate ad incontrarsi e ad unirsi. Non importa il tempo che dovrà passare, gli eventi della vita o lo spazio che separa le due anime, perché il filo che le unisce non si romperà mai e nessuna circostanza potrà impedire alle due metà di incontrarsi e alla fine unirsi. In questo caso all’altro capo del filo non ci sarà la nostra anima gemella, ma quel bambino che attende di ricongiungersi ai suoi “veri” genitori, non coloro che lo hanno messo al mondo, ma coloro che lo accompagnano nel mondo, potendo così recupera la sua condizione di figlio.

Talvolta questo filo rosso è talmente aggrovigliato, attorcigliato su stesso o bloccato da qualcosa, che ci
pare inverosimile che porti davvero da qualche parte, temiamo che sia spezzato, oppure siamo noi a volerlo tagliare, seguire il filo rosso richiede pazienza e fiducia, doti/qualità/ risorse che non abbondano nel nostro mondo odierno, votato all’individualismo e alla frenesia, oltremodo esasperate dalla recente pandemia.

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PONTI - Cammino della 7 ponti

La via dei Setteponti è una strada di origine etrusca che, nel Medioevo, conobbe una particolare fortuna
non solo per il collegamento tra Firenze e Arezzo, ma anche come un’importante alternativa alla Via
Francigena per raggiungere Roma.
Il nome Setteponti deriva dai numerosi passaggi sopra fiumi e torrenti, che probabilmente erano molti di
più di sette, ma questo numero nel Medioevo aveva un forte significato religioso. Più in generale esso
rappresenta in molte culture e religioni, un numero magico e misterioso e un modo per esprimere l’infinito,
basta ricordare i 7 vizi capitali, le 7 virtù, i 7 colori dell’arcobaleno, i 7 giorni della settimana e della
creazione; 7 sono i sacramenti e i doni dello spirito Santo, il numero 7 compare in molti proverbi, 7 sono i
nani di Biancaneve, 7 sono le vite del gatto e 7 le meraviglie del mondo.
I ponti erano fatti di pietra a schiena d’asino con una sola arcata, come il ponte romano di Loro Ciuffenna.
Tuttavia ce n’era uno con sette arcate, attraversato anche da Leonardo da Vinci: Ponte a Buriano, che
ancora oggi conserva inalterata la sua bellezza. Qualcuno sostiene che il nome Setteponti derivi proprio
dalle sette arcate di questo ponte.
L’immagine del ponte ha però una valenza particolare: un ponte non può esistere a prescindere dai due
punti di origine e di arrivo, dai due punti di collegamento. Il ponte permette di passare da un posto all’altro,
di superare un ostacolo, di unire due realtà, due idee, due persone, due luoghi, anche metaforici, ma
permette anche l’incontro a metà. E ci vuole coraggio e forza di volontà per costruire ponti, così come a
percorrerli, perché si parte da un luogo familiare e sicuro e si va verso un luogo sconosciuto, per un tratto
sospesi sul vuoto, senza poggiare su nulla di sicuro.
Nell’adozione e nell’affido è proprio necessario compiere questo attraversamento, vincendo i timori e le
paure di abbandonare il luogo familiare e di passare sopra il baratro, talvolta senza neppure conoscere la
lunghezza del ponte, affidandosi solo a quel filo rosso che sappiamo essere saldamente legato a qualcun
altro al di là del ponte.
Questo cammino è per me dunque fortemente simbolico.

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